domenica 28 maggio 2006

Il principio del Cerchio

Germoglia in quiete la nuova esistenza
fluido pulviscolo abbraccio d'abisso
che nutre i suoi rami nel buio dell'acqua
stilla che germina nuova speranza

"Cosa senti
non agitarti
e tranquillizzati
il male di ora
tra poco svanirà
nella tua piccola alba"

Fragore di gelida luce intorno a sé
corrusca violenza ed amorfa apparenza che confonde
reciso è ogni legame nell'aridità
ora che è unica la creatura dell'acqua

Roma, primi mesi del 2004. Descrizione della nascita di una vita: un feto immerso negli abissi acquatici e misteriosi dell'origine dell'esistenza. Una madre si rivolge alla sua creatura per rassicurarla, poco prima della separazione violenta che li renderà due entità distinte. L'alba per manifestarsi nella sua pienezza deve passare attraverso il dolore, l'estrema confusione sensoriale della nascita. In senso più ampio, metafora di ogni nascita e rinascita, di ogni travaglio, di ogni passaggio e separazione attraverso un ciclo che non finisce mai, alla fine del quale si è sempre e di nuovo Uno, soli. Ci si può separare da qualcuno con cui eravamo unità, oppure (o allo stesso tempo, o forse la cosa non ha differenza) ci si può distaccare da se stessi e partorire nuovi se stessi, separandoci completamente dal nostro vecchio Io. Siamo madri del nostro essere attuale. Ogni volta è come cercare un punto d'inizio ad una circonferenza.

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