lunedì 1 settembre 2014

Il disco della Sfactory

Le Formiche sono piuttosto silenti da molto tempo. Dopo l'ultimo lavoro musicato per Silvia nel 2010 (Il Funerale della Ninfea), non ho prodotto più niente di sostanziale né scritto con regolarità. Qualche collaborazione sparuta è venuta fuori qua e là (Orsorella e gli altri, L'Acqua nella Memoria), ma di fatto sto vivendo come in stand-by, in attesa di non so cosa, mentre mi dedico ora a SubTerra, ora a qualche collaborazione nascosta, in mezzo a doveri quotidiani sempre più pressanti. Ma c'è un lavoro costante, portato avanti a piccolissimi passi, che dalla fine del 2010 mi sta tenendo completamente occupato. Tutto questo lavoro è per la produzione di un disco, scritto a quattro mani con il mio grandissimo amico e artista Humpty Dumpty. Lui ha fornito le bozze di quasi tutte le musiche e i testi, io sto arrangiando, registrando e suonando tutti gli strumenti. Il genio di Humpty mi dà la certezza che, almeno per quanto riguarda la sua parte, questo disco sarà veramente bello. È affidato completamente alle mie mani, ma abbiamo deciso che, a livello vocale, sarà corale. Silvia Leoni, sua sorella (nonché mia compagna) Sumire e il Tedesko saranno infatti i cantanti che presteranno le voci alle dodici canzoni che abbiamo in programma. Tutti insieme costituiamo in questo momento il nucleo centrale di SubTerra (mancano gli Hyaena Reading, che voglio coinvolgere in qualche modo), e così questo disco viene ad acquisire per me un valore collettivo ulteriore. Ma c'è di più. Altri amici potrebbero aggiungersi in esso, amici con cui abbiamo condiviso momenti splendidi nei viaggi in Sicilia degli ultimi anni. Per questo abbiamo deciso di ribattezzare il nostro strambo collettivo Sfactory, perché ci sembra giusto ed opportuno non prenderci troppo sul serio. Nonostante questo, non posso nascondere l'importanza che questo disco assume per me, tale da rimandare i miei lavori più strettamente personali, in attesa ormai da ben quasi otto anni (!). Questa importanza non nasce solo dalla preziosa collaborazione con un genio contemporaneo come Humpty Dumpty (anche se ancora nascosto perché troppo outsider), ma soprattutto per l'amicizia, l'affiatamento e la condivisione di ideali e utopie che hanno unito il gruppo della Sfactory nei brevi ma intensi momenti di incontro de visu. Nella mia perenne ed assoluta solitudine, ho cercato sempre momenti collettivi simili, su cui costruire la mia famiglia artistica ed umana. So per esperienza quanto comunità simili siano fragili se non effimere. È forse per questo che in quasi dieci anni non ho fatto altro che cercare dimensioni collettive, per paura forse di dover fronteggiare ancora una volta la mia solitudine. Qualsiasi cosa sarà della Sfactory, so che dopo questo disco tornerò a me stesso come feci con quell'atto di nascita del 2006, testimoniato da un blog che allora aggiornavo febbrilmente e che disgraziatamente è andato perduto. Quella dimensione, quella mia voce mi mancano. È per questo che voglio riappropriarmene per lo meno con una certa frequenza a partire da qui, da questo lavoro collettivo. 
    Attualmente, le basi ritmiche sono quasi tutte complete. Vi sono le chitarre guida, le batterie e le bozze dei bassi. Mi manca un ampli di basso decente con cui registrare (non ho più congiunti forniti di ampli), ma so già che molti amici potrebbero prestarmelo. Potrebbe anche essere un'occasione per rivederli dopo molti anni. Le idee di Humpty sono bellissime. La loro più grande qualità, come sempre nei suoi lavori, è la melodia. Sono pochi quelli che sanno comporre una melodia come lui. E poi la sperimentazione: nonostante il nucleo centrale di ogni canzone sia da ricercare in una raffinatissima melodia, tale da rendere queste canzoni pop, alcune strutture sono decisamente anti-pop. Ben testimonia questo strano ossimore una canzone come Rain,, il primo singolo di questo disco, già pubblicato nel 2011, ma che rimaneggerò. Oltre a Rain, un altro pezzo è già stato pubblicato nel 2012. Si tratta di Gibellina Song, che ha visto l'esordio inatteso e sorprendente di Sumire alla voce.  Quasi tutti i testi sono stati scritti da Humpty, ma ve ne saranno alcuni scritti da me. Il filo conduttore è ben preciso: il rapporto uomo-donna, sofferto, malinconico, struggente, doloroso. Uno scavo in esperienze che sia io, sia Humpty abbiamo vissuto in maniera molto profonda, forse perché simili da questo punto di vista. Questo tema ha per noi una valenza fondamentale, non solo perché origine del mondo in senso più strettamente fisico, ma piuttosto meta-fisico, ossia creazione tout-court a partire dallo scavo d'abisso che si opera attraverso la sofferenza. Come ne Il Principio del Cerchio. Da qui, in mezzo ai miei amici, sto assistendo alla mia piccola rinascita individuale.

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