In questo momento della vita in cui leggo di Bach, Ravel, Stravinskij e Schonberg appropriandomi di rudimenti di armonia, ed in cui il mio fisico è stanco e provato involucro di uno spirito incompiuto e stracciato, l'unica cosa che dovrei veramente fare è sgranare immobile il rosario del tempo, immerso nella ragione, a fissarmi negli specchi d'acqua. So che ho sprecato il mio tempo di contemplazione. "Nunc et in hora mortis nostrae. Amen." Ma devo ritentare. Potrebbe essere l'ultima occasione. Non ci sono altro che io ad udire il suono degli alberi che cadono nel bosco. Ma qualcuno di voi forse può sentirmi. A voi che potreste sentirmi, a voi, a voi chiedo soccorso, se il tempo non mi è concesso.
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