domenica 5 settembre 2010

L'Art Brut

La scorsa sera ascoltavo il mio vecchio zio narrare di cose appartenenti a un mondo precedente al nostro; intendo il mondo dei miei nonni e bisnonni, quel millenario mondo contadino cancellato dall'avvento della società dei consumi. Riflettevo sul fatto che probabilmente la mia generazione, pur essendo ampiamente globalizzata, è l'ultima a prevedere la possibilità d'esistenza di qualche individuo in grado non dico di comprendere, ma almeno di intuirne vagamente l'essenza. In questo senso avremmo una grande responsabilità. Tra le prime generazioni consumistiche, non ancora pronte, e le ultime nate, totalmente omologate, siamo forse gli unici in grado di poter elaborare un messaggio che recuperi brandelli dell'essenza migliore di quel mondo, ma che sia allo stesso tempo comprensibile a livello globale. Potremmo essere i più idonei a offrire una visione di possibili scenari futuri, dotati di ali e allo stesso di salde radici. Lo scopo della creazione dovrebbe essere quello di forgiare nuovi valori, una filosofia, una ricerca continua all'interno dello spirito. A quel punto l'individualità stessa dell'artista sparirebbe come nell'aedo o nel poeta antico, semplici tramiti delle Muse. Penso a un ritorno alla Natura e alla Lentezza, al recupero delle capacità affettive (disintegrate dal cataclisma emotivo contemporaneo, che vede il trionfo dell'individualismo), alla possibilità di una rete sociale decentrata, costruita liberamente dal basso, in cui il concetto di centro e periferia e di Metropoli e Provincia va sempre più fondendosi in una cosa sola, in una trama di nodi che sono Uno e Molti allo stesso tempo. Cose come Sub Terra o come La Guerra delle Formiche, che pure ancora non lo sono, dovrebbero esistere per essere, dietro le prime apparenze, parte dello spirito di queste Muse, forse in attesa solo di qualche poeta da invasare. E' qui che vorrei muovermi e "sparire" come individuo o come rete di individui (Sub Terra). L'Arte, che oramai non c'è più, che probabilmente non conosciamo più, non dovrebbe essere altro che questo. Ecco forse perché qualcuno sta tentando di studiare, capire e classificare (ma si possono "studiare" e "classificare"?) le espressioni "artistiche" dei folli, o degli ultimi "incolti" rimasti, come possibilità di scorgere uno spirito autentico e antico, sopravvissuto al naufragio, che sia da indicazione per il futuro. Mi riferisco a quella che chiamano Art Brut. La gran parte del resto è solo un'allegra danza, buona per il circo dell'entertainment in cui sguazza oggi la nostra civiltà.