Tornare a suonare dal vivo, dopo un bel po' di mesi, in questo lunghissimo periodo di elaborazione e silenzio. Poche canzoni, poco provate, poco arrangiate. Ma in una cornice bellissima e piena di significato, in cui mi sento onorato di partecipare. È importante. La mia Sara (Sumire) è con me. Canta, schiva, ma lo fa splendidamente, e semplicemente, come si respira. Non ha quel grumo di stratificazioni emotive ed esistenziali di anni che ora pesano come un fardello, ora sembrano il mio vitale terreno di cultura. Se la luce è alle mie spalle come adesso, vedo l'ombra del fagotto che mi trascino dietro proiettarsi instancabile come un inesorabile sentiero tracciato sul mio futuro. Sono come in un lungo letargo dai brevi risvegli, incerto se questa sia la mia condizione naturale, oppure io sia in attesa di qualcosa, come di una visione compiuta che mi sostenga e mi dica che finalmente sì, sono germogliato come ho sempre desiderato. Non scrivo più da tempo, da tantissimo tempo, eppure ogni giorno mi aspetto il disgelo. Il mosaico sembra comporsi in incerti frammenti, ma non so quale sia il disegno complessivo e se effettivamente esista, un disegno, o alla fine sarà solo un'accozzaglia di pietre già logore, prive di significato. Quei frammenti a volte sembrano taglienti e pericolosi, come quelli che oggi mi hanno lacerato in una brutta ferita il mignolo della mano destra. Stavo lavando i piatti prima che il vetro mi scivolasse e si rompesse. Forse è così che la mia visione deve andare a finire, in tanti frammenti taglienti, nella routine di un vivere senza inquietudine e senza slancio? Avanzo nell'incertezza, sentendo i movimenti tellurici degli equilibri in riassetto, il terreno guadagnato cedere a precipizio, ma forse anche altre zolle innalzarsi in nuove conquiste. Intanto sabato di nuovo suoniamo: le mie canzoni, le nostre canzoni e quelle di Humpty, per cui una stima, un affetto e un'amicizia ormai consolidatasi rappresentano una delle migliori speranze proiettate lungo quell'ombra.
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