domenica 28 maggio 2006

Questo mi disse il Nord

Neve
polvere su specchi di nuvole
cieco
di bianco dentro il cristallo
geme
il germe che ardendo
il gelo
fissò
incastonato nell'immoto
verso l'anelito
smuove
linfa dal cuore
reca a nozze
le più
vive angosce

Frangere
la volontà
da favilla a cenere
di fenice
inerte nel suo ciclo
ma l'indugio
è un inganno
che si risolve nell'incanto
ride di beltà
chiara
la tua presenza
mite e rorida
di te
mi ammanta
siamo una monade
calma
simbiotica
ridi di beltà
calma
simbiotica

Stoccolma, 2003; boschi cimini, autunno 2005. Un viaggio nel nord Europa può suggerire molte cose. Quando i laghi sono ghiacciati la neve che vi si posa sopra, per il grande freddo, assume quasi la consistenza di pulviscolo. E' il bianchissimo Inverno. Eppure, nella fissità che avvolge la natura, i semi intrappolati aspettano. Forse gemono per nascere non appena percepiscono un po' di calore.
Ci si può ritrovare rapiti dal grande Inverno, mentre ci sforziamo di muoverci cogliendo un pò di tepore. Ma nell'immobilità la scintilla della volontà brucia in un attimo, per riaccendersi poco dopo e bruciare di nuovo in un ciclo che non si sblocca; come una fenice che continuamente muore e rinasce dalle sue ceneri, senza riuscire a prendere il volo. Gli estremi opposti si toccano, quando il freddo è così intenso che sembra ardere d'incandescenza. Ma il ghiaccio non può essere rotto con gli indugi.
Ancora una volta, siamo due in Uno, una gemma glaciale. E' forse meglio germogliare e rinascere, tornare nei disordinati cicli della vita, quando la quiete, la simbiosi e la dimenticanza sono totali nella perfezione di un cristallo di neve? Eros e Thanatos sono associati da sempre, lo dicono tutti.

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