Stasera i Zen Circus a Vetralla. Domenica invece gli storici Negative Approach. Questa estate, a Sutri, The Sun Ra Arkestra. Ricordo quando, nel 2008, mi stupivo di vedere Giovanni Lindo Ferretti a Vetralla e gli Offlaga Disco Pax a Viterbo. Da buon provinciale, ossessionato dalle sterminate opportunità che sembrava offrirmi la capitale e soffocato dall'arretratezza culturale della mia provincia, non mancavo di esternare il mio stupore, soprattutto in questo articolo di SubTerra del 2008. Gli spettacoli Arci si facevano sempre più grossi, proprio come raccontano gli Offlaga in Lungimiranza, e tutto intorno era un fiorire di festival e locali che sembravano entrare in competizione su chi riusciva a portare il nome più grosso, oppure più di nicchia. A quel tempo per me la musica era una sorta di ragione di vita e non avevo mancato di cadere nella frustrazione e nello snobismo, tipici di chiunque aspiri ad entrare in quella che ai suoi occhi sembra un' élite culturale. Oggi sono cambiato molto, seppur la mia psiche resti piuttosto turbinosa. Da un lato ho messo radicalmente in discussione il valore culturale di certi tipi di sottoculture (quest'anno sono riuscito ad andare a Budapest nei giorni dello Sziget ignorando consapevolmente il festival); dall'altro ho ridimensionato l'importanza che la musica ha nella mia vita, dedicandomi soprattutto alla sfera privata e a quella degli studi classici. Ancora non riesco a capire quante di queste riflessioni siano autentiche e quanto frutto consolatorio di una sorta di frustrazione che persiste per l'isolamento in cui sono più o meno tornato, dopo i rocamboleschi anni passati a Roma, in giro per l'Italia e fuori con il copyleft, l'indie rock dei Winter Beach Disco e l'esperienza di Zero Gravity Toilet. I miei venti anni sono stati questo: in principio una dura lotta per fuggire dal provincialismo e dalla solitudine; nel mezzo un periodo di inebriante vita bohémien; nella loro conclusione un ripiegamento in me stesso, seppur più maturo, consapevole e con ben altri contatti (Allimprovviso è una di quelle cose, nate in quella fase di mezzo, che tuttora gode di ottima salute). I primi post di questo stesso blog testimoniano questa ultima fase. È un peccato che sia andato perduto il mio primo blog, Formica Logorroica, che dal 2005 aveva testimoniato gli sforzi di quella fase iniziale. Tornando al filo del discorso, in quell'articolo del 2008 scrivevo che era in atto nella provincia una sorta di transizione. Questa transizione adesso è pienamente evoluta ed è stata determinata, sostanzialmente, dalla rivoluzione digitale, che ha comportato ad esempio l'abbassamento dei cachet dei musicisti (il live è divenuto l'unica vera fonte di guadagno) e l'abbattimento, in parte, del rapporto gerarchico tra pubblico e artista (anche se questo era più vero per qualche anno fa; attualmente è in corso una gerarchizzazione del web che sta portando ad una sorta di restaurazione dell' Ancien Régime, almeno per quanto riguarda certo mainstream). Contemporaneamente, gli oggi quarantenni avevano avviato il processo di sprovincializzazione andando in giro per il mondo e, ora che sono rientrati, i ventenni contemporanei crescono alla loro ombra e a loro volta partono, mentre i trentenni - come me - si sono trovati un po' in una terra di mezzo, senza una guida nel momento cruciale della crescita (perché gli oggi quarantenni erano fuori) ma già con l'opportunità di andarsene. Per questo sono rimasti più incerti rispetto ai ventenni, ed alcuni hanno avuto anche una sorta di illuminazione tardiva. In questo decennio, ho avuto la netta impressione che il ruolo della capitale ne uscisse decisamente ridimensionato. La globalizzazione e la digitalizzazione hanno sancito una sorta di rivincita della Provincia sulla Città, anche se è pur vero che questo fenomeno può essere inquadrato nella naturale e tardiva recezione da parte delle periferie dei fenomeni culturali che si irradiano dal centro. Eppure, in certe cose, la provincia è riuscita ad anticipare la Città, e qui ritengo sia da notare qualcosa di nuovo.
Come scrivevo anni fa, la scena hc è stata per Viterbo uno dei movimenti culturali più evoluti, anche se quando scrivevo (nel 2006) avevo notato come si fosse allora assopita. Questa tendenza mi è stata confermata dal libro di Andrea Capò Corsetti, Viterbo Hardcore, pubblicato lo scorso anno, che rileva anche come la nuova generazione di punk abbia riportato in auge la scena ed anzi, per certi versi, stia andando anche più lontano, fianco a fianco con i rappresentanti sopravvissuti della vecchia guardia (secondo il concetto di orizzontalità e assenza di gerarchie tipico della cultura punk-anarchica). Il live dei Negative Approach di domani ne è prova. Ogni ambito culturale del viterbese è stato coinvolto da questo processo. Non so quanto questa lettura sia estendibile in generale come chiave di lettura dei cambiameti in atto tra centro e periferia. Si assiste ad una sorta di frammentazione dell' establishment precedente che sparge le sue scehegge sulle perifere prime rimaste escluse. Non solo il mercato si è nebulizzato: in quest'ottica anche la crisi economica può essere veramente un'opportunità, anche se i tipi di risposta che ad essa si danno sono molti diversi tra di loro e il sistema sta operando per una fortissima restaurazione. Per fare un esempio, attenendomi sempre a questo piccolo orticello musicale, la cultura "alternativa" (o pseudo tale, se preferite) che questa sera porterà gli Zen Circus a Vetralla è molto diversa da quella anarchica che domani farà suonare i Negative Approach, anche se entrambe si presentano come alternative possibili. L'una propone una versione corretta e più abbordabile dello star-system e dei rapporti di potere precedenti (con il rischio di avere in seno gli aspetti più deleteri della globalizzazione edella frammentazione del mercato, che fagocita anche le forme di protesta, mercificandole e neutralizzandole); l'altra persiste da decenni come corpo-altro, impenetrabile e (apparentemente) incompatibile con il capitalismo e con i suoi rapporti gerarchici, ma è chiusa in se stessa. Si potrebbe fare lo stesso discorso per ogni disciplina artistica, e sono abbastanza convinto che fenomeni simili compaiano su tutto il territorio nazionale. E chissà, anche fuori dall'Italia. Tante piccole forze come SubTerra e gli artisti che rappresenta restano come tertium isolato ma vivo tra queste realtà, ed ancora non ho ben capito dove vogliamo andare a parare, legati come siamo alla cultura anarchica e d.i.y. (ma senza far parte di quel mondo), al concetto di glocal e al desiderio che resta comunque, quasi come un tabu inconscio ed inconfessabile, di emergere in quel mondo "alternativo" che pur critichiamo per la sua omologazione, poiché continuo a pensare che vedere la contrapposizione tra underground e mainstream in modo manicheo sia ancora fuorviante e riduttivo.