Anche se avevo promesso il cd di No Word Is Ever Enough diversi mesi fa, il caos che governa i miei processi creativi ha di nuovo fatto rallentare inesorabilmente il tutto, ma arriverà. Nel frattempo la mia vita ha preso finalmente forma e sostanza serene e stabili e da un po' di tempo riesco persino a comporre. Avevo urgenza di far uscire qualcosa per sentirmi finalmente sbloccato, non importa quanto imperfetto o acerbo, ed eccola qua. È una melodia lineare che mi frullava in testa da tempo, ma che ho composto e assemblato con un testo in italiano solo adesso, in poche settimane. Non saprei dire di cosa tratta esattamente, è come se la canzone parlasse da sé, in una speculazione metafisica, di sensazioni che testimoniano il conflitto e il passaggio che ho vissuto in questi ultimi e travagliati anni verso una sfiducia nei confronti della razionalità e del materialismo, che pur restano alla base del filtro attraverso il quale guardo il mondo. È una canzone che non ricerca niente, né novità né particolare complessità, e che testimonia semplicemente il mio debito con il rock alternativo dei '90. L'ho realizzata completamente da solo e ha i soliti limiti tecnici, ma non m'importa. Il mio spirito punk mi dice che va bene così, e se farà parte di un'opera più ampia ci sarà sempre tempo per rimaneggiarla. Sento che in un'epoca di estremo narcisismo e rumore di fondo la cosa migliore sarebbe tacere fin quasi a scomparire, ma l'urgenza espressiva preme, seppure per la prima volta nella mia vita non ho aspettative e non cerco più nulla. Rispondo al bisogno di dire che mi àncora alla mio essere uomo, ma sempre meno mi aspetto che venga ascoltato, anche se un riscontro positivo mi darà sempre gioia.
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