giovedì 28 maggio 2009

recensione su JUNGLE

La Guerra Delle Formiche: il travolgente prog-rock anni '70!

Post n°4 pubblicato il 29 Aprile 2008 da jungle.rain

Questa volta ci inoltriamo tra adorabili sonorità anni 70 e non solo! Il caro Carlo Sanetti e la sua band (insomma, La Guerra Delle Formiche) ci riportano infatti indietro nel tempo, rispolverando il vecchio prog – rock italiano e le sue psichedeliche atmosfere. L’omonimo EP contiene otto canzoni che già dal primo secondo lasciano una certa acquolina in bocca; la ricetta usata consta infatti di testi conturbanti, suoni ruvidi e melodie celestiali. Carlo si avvale dell’aiuto di musicisti bene assortiti e preparati, con i quali intraprende un vero e proprio viaggio musicale che mostra un po’ il panorama rock delle origini. Non è un lavoro da poco, e non tutti (almeno nel viterbese) avrebbero il coraggio di fronteggiare una cosa simile. L’introduzione è timida ma rilassante,e dopo 45 sec di arpeggio si approda direttamente alla seconda canzone, “ Il principio del cerchio”: subito siamo rapiti dalle sonorità vintage e delicate specialmente della voce, che poi verso il finale lasceranno posto a sfumature più epiche e movimentate, quasi “apocalittiche”. A lungo andare si nota che questo tipo di contrasto è presente in tutto il cd, e si configura come una piacevole nota che rende il tutto più interessante e dinamico. La conferma di tutto ciò è “Crisalide”, che inizia con una parte suonata al pianoforte subito seguita da un breve duetto fra una voce maschile e una femminile. La struttura è ben congeniata e tende ad essere in continuo movimento, mostrandosi, per alcuni versi, davvero conturbante. Dopo “ Sarà la sera” è il turno dell’eccentricità di “ Notturna” (senza dubbio il miglior pezzo del cd, pari merito con la prima track): la batteria è inarrestabile, con i sorprendenti incastri di tempo che riesce a creare con gli altri strumenti del gruppo. Questa è sicuramente una traccia ipnotica che non manca di sfoggiare un certo fascino, e contribuisce a mettere nell’ascoltatore una mistica voglia di sentire le canzoni tutte d’un fiato fino al termine. Da notare è anche quell’aria un po’ grunge e ruvida che trasale dai pezzi, scaturita forse dalle influenze un po’ alla Marlene Kuntz / Afterhours e da quello stile inglese che rende tutto più piacevole.Tirando le somme c’è da ribadire che la band, lungo tutto l’album, non manca mai di stupire. Nonostante la registrazione non sia delle migliori e traspaia qualche pecca tecnica, il sound resta comunque piacevolmente venato di particolarità, ottima base di un prog – rock molto variegato nell’insieme, che lascia presagire una strada sempre in salita per il gruppo e ottime prospettive per prossimi progetti.

link al post sulla webzine
torna all'indice

Nessun commento: